“Un vero animatore salesiano” così don Venanzio Nazer della comunità salesiana di Chieri ricorda la figura di Padre Juan Bertolone con cui ha condiviso dieci anni di studi prima del sacerdozio. “Eravamo diventati grandi amici – spiega don Nazer – dopo quattro anni di studi di teologia a Bollengo, tre a Foglizzo di tirocinio che poi proseguì a Torino nella casa salesiana di Valdocco”. Una persona come Padre Juan non può non aver influito sulla vita sacerdotale di don Venanzio: “Aveva un carisma particolare e credeva particolarmente alla vita religiosa avendo una fede che straripava da tutte le parti e senza alcun grillo per la testa. All’epoca io e Padre Juan eravamo due ragazzi inesperti che dovevano assistere i ragazzi e ci sostenevamo a vicenda . Aveva una gran capacità di far mantenere la disciplina pretendendo il giusto ma senza esagerare. Nei momenti giusti si divertiva con i ragazzi che gli volevano un gran bene. Padre Juan si occupava e preoccupava della crescita dei ragazzi e di farli studiare. La sua era una presenza significativa perchè sapeva arrivare al cuore ed al cervello di tutti”. A Valdocco don Venanzio insieme a Padre Juan si occupavano di ragazzi dell’istituto professionale che rimanevano in collegio sette giorni su sette: “Era infaticabile e, oltre a portare avanti gli studi per diventare sacerdote, di notte assisteva una camera e incoraggiava quelli che non avevano voglia di studiare. Riusciva fare sempre stare allegri i ragazzi senza fargli pesare che dovevano rimanere in collegio tutti i giorni della settimana. La domenica dopo la Messa portavamo in giro per Torino i ragazzi che in questo modo si svagavano ed erano pronti per iniziare un’altra settimana”. Il giovane Giovanni Bertolone aveva già le idee ben chiare sulla vita religiosa che avrebbe voluto intraprendere: “Lui voleva andare in missione e sarebbe stato disposto ad andare anche in Africa. E’ poi andato in Argentina perché in quel momento avevano necessità li. Una volta diventati sacerdoti non ci siamo più tenuti in contatto perchè lui è partito subito e poi perché entrambi eravamo presi dai rispettivi impegni nelle nostre comunità”.