I periodi delle vacanze estive furono dei momenti di particolare impegno per Padre Giovanni Bertolone durante la sua missione in Argentina. Dedicò infatti particolare attenzione agli oratori fondandone anche di nuovi. Padre Juan, infatti, nelle terre povere della Patagonia argentina mise in pratica il sogno missionario di Don Bosco. Come il Santo fondatore dell’ordine dei Salesiani, infatti, il missionario salesiano chierese ebbe nei giovani poveri ed abbandonati il primo e sostanziale riferimento per la sua vocazione. Come per Don Bosco, anche per Padre Juan Bertolone l’oratorio rappresentava un luogo dove accogliere i giovani cercando di salvarli dai margini religiosi, sociali ed umani.
Anche in Argentina, l’oratorio era per tutti ed era in particolare rivolto al povero comune mettendo a sua disposizione le risorse per accogliere una proposta di recupero e di crescita. Nei territori affidatigli dai suoi superiori, Padre Juan continuava a predicare il Vangelo, a far conoscere la figura di Don Bosco, ad amministrare i Sacramenti, ad offrire ascolto e consigli e anche ad alleviare per quanto poteva le condizioni di povertà materiale. Si dedicava alle famiglie in difficoltà ma soprattutto ai giovani si trovavano in condizioni difficili.
Padre Juan si spostava con la bicicletta nera, modello da donna, che insieme al borsello nero furono i suoi compagni inseparabili. Lo si poteva vedere, infatti, quotidianamente sulla propria bici in ogni parte della città, sempre in aiuto ai più bisognosi. In quella che è l’attuale area della cappella Don Bosco a Carmen de Patagones, Padre Juan recintava, piantava alberi e costruiva il primo oratorio. In poco tempo venne costruita la Cappella, dove veniva celebrata la Messa, si mangiava la merenda, venivano proiettate diapositive e si giocava. Sull’esteso cortile c’erano i campi da calcio. Durante i giorni settimanali era attivo un laboratorio di carpenteria e di appoggio scolastico. Nei fine settimana venivano organizzati dei tornei calcistici e tre chierici venivano ad aiutare dallo Studentato di Viedma, dove si stavano formando per diventare Salesiani. Ogni volta che finiva il campionato, immancabile era la consegna dei premi durante la Santa Messa.
“Me lo ricordo in tonaca e con la bicicletta, sforzandosi per arrivare in cima alla collina, nella zona alta di Carmen de Patagones, dove si trovavano gli oratori e le baracche: nobile, santo, non offese mai nessuno e sacrificò la sua vita per i giovani ed i più poveri… i bambini delle baracche lo seguivano perché le sue tasche erano sempre piene di dolci… e lui era sempre pronto ad offrire, con i suoi giochi e con la Parola, un consiglio o un insegnamento al momento opportuno”, così lo ricorda Albina in Rial.