L’affetto di Padre Juan Bertolone verso la propria famiglia non è mai venuto meno. Sia durante gli anni di studi in Italia, sia durante il periodo di missione in Patagonia Argentina. Il missionario salesiano chierese anche dal Sud America è stato il più possibile vicino ai propri famigliari. Durante gli anni della missione, dal 1960 fino al 1976, Padre Juan è rimasto in contatto con i propri cari scrivendogli numerose lettere. Ogni anno il salesiano riservava ai suoi parenti dei pensieri speciali in prossimità del Natale e dell’inizio dell’anno nuovo.
La corrispondenza di Padre Juan Bertolone dall’Argentina
«Carissimo papà e zio Gaspare – scriveva il salesiano in una lettera in occasione delle festività natalizie del tra il 1968 ed il 1969, a quasi tre anni dalla tragica perdita di mamma Lucia – vi scrivo unitamente una lettera come se fosse per sturare una Freisa vecchia. Vorrei stare vicino a tutti e due per questo invio la stessa lettera a “Teit Burel” e a “Teit Razet”, Malvirà. E’ passato molto tempo da quando vi ho visti nel porto di Genova , uniti con mamma, per un addio commovente. I vostri ricordi ora si fanno rivivere e penso a voi come in quei giorni. Passano gli anni – prosegue Padre Juan Bertolone nella lettera – e si van seminando di opere che ci seguiranno nel cielo, quando busseremo a San Pietro per vedere se c’è posto per noi. Se volete una raccomandazione io passerò davanti. Parlerò a Don Bosco perché vi raccomandi lui e gli dica tutte le opere buone che mi avete aiutato a fare qui nella Patagonia e che forse voi già avete dimenticato.»
L’augurio di Padre Juan alla propria famiglia per l’anno nuovo
La lunga lettera che Padre Giovanni Bertolone (nella foto dell’ordinazione sacerdotale del 1° luglio 1960) ha scritto ai propri cari si è conclusa con gli auguri in vista dell’anno nuovo: «Vi auguro un felice 1969 – si legge nella lettera scritta dal missionario salesiano chierese – ricco di opere e allegria famigliare. Buon anno a zia Matilde, Ottavia, Maria, Lucia e zii, Carlin Buca, La Bricula, Teit Murun, Teit Meia, Fasano, Valsep e a tutti gli amici di Chieri che ho incontrato quando andavo al pascolo da bambino. Che Don Bosco e Maria Ausiliatrice vi benedica tutti. Sempre.»