Nonostante la distanza che li separava quando si trovava in Patagonia, terra di missione, Padre Juan Bertolone cercava di stare molto vicino ai propri genitori e gli inviava spesso delle lettere. In particolare, li cercava di rendere partecipi dei progetti su cui stava lavorando e li ricordava sempre nella preghiera. Durante gli anni della missione in Argentina, Padre Juan accoglieva gli incarichi che gli venivano affidati come un dono del Signore, sempre felice dell’opportunità che gli si presentava per fare del bene ad ogni fratello che incontrava. Tra il 1964 ed il 1965, il salesiano era stato missionario ad Aluminè, Chos Malal, Loncopuè y Las Lajas, sulle montagne andine. Percorreva grandi distanze per raggiungere anche piccoli insediamenti dove portava aiuto, conforto e speranza nel nome del Signore (nella foto Padre Juan è insieme ad un indio cieco).
Lettera scritta da Chos Malal il 15 settembre 1965
Il 15 di settembre di 54 anni fa, Padre Juan Bertolone scriveva ai propri genitori raccontando la sua opera missionaria.
“Dal paradiso del Nequen, ricevete i miei più sinceri saluti: sto molto bene e lavoro con molto entusiasmo in questa parrocchia che Mons. Nevarez mi ha affidato provvisoriamente. Mi sento a tutto agio. Il Parroco è un vero santo, tutta la popolazione lo venera. E’ un italiano, ufficiale della guerra 1914-18, cieco di un occhio e missionario sacrificato. Mi ha lasciato un posto di venerazione. La gente ama e stima il sacerdote. Quarantadue vocazioni di religiosi sono venuti di qui. Ora ragazzi e gente mi vogliono molto bene e io ci starei di cuore, ma tutta la Patagonia ha urgenza di sacerdoti e solo ci resta da pregare: “Manda, Signore, operai nella tua vigna!”.
La lettera di Padre Juan prosegue poi anche con i progetti che stava realizzando in quel territorio della Patagonia in quel periodo:
“Una bella opera che qui dovrebbe iniziarsi è una “Casa del Niño” come quella fondata in Comodoro dalle suore fossanesi, che vestono in borghese e che portò don Gigliutti. Oh se venissero in queste Cordigliere, la Cuneo del Neuquen, bella e sana, ricca di miniere ma con gente povera ed ignorante. Sto pregando a Papa Giovanni XXIII, il Papa dei poveri. Non ci aiuterà dal cielo? A Bahia mi aspettano perché raccolga fondi per il “Professorado Juan XXIII”. Ci andrò. Ma qui occorre la “Casa del Niño Juan XXIII”. Aria, acqua, vino, gioia, lavoro e ragazzi mi han rifatto il D. Gianni del M. Rua 1958. State contenti, non lascerò la Patagonia. Ho pregato don Zatti e Ceferino affinché mi sanassero pronto e lo han fatto”.
L’ultimo pensiero del missionario è andato alla mamma e ai suoi parenti in Italia:
“Ora vi mando i saluti e saluto a tutti i parenti che mi ricordano e han pregato per me. Ciao mamma, non piangere che don Gianni sta bene. Che Dio vi benedica”.