Nella sua breve vita (non arrivò al mezzo secolo, 1931-1976, quarantaquattro anni) diede testimonianza di tutto il vangelo, i documenti, le encicliche e i concili. Prima di arrivare a Conesa aveva lavorato nelle baracche di periferia a Carmen di Patagones e Viedma. Oratori allegri, giochi, intrattenimenti, le chiacchiere e una tazza di qualcosa di caldo non mancarono mai. Oggigiorno, molti di quei ragazzini sono genitori, hanno dei mestieri o delle imprese, come Josè “Il Negro” Henry, proprietario della famosa Imprenta Minigraf, a Carmen de Patagones, che dà lavoro qualificato e riconosciuto dentro e fuori paese a tanti apprendisti, tecnici, e professionisti dell’arte della stampa, della grafica e rilegature (con un inizio umile e artigianale – ricorda e confida Josè. “Tutto ciò che sono e che ho lo devo a Padre Juan. Io non ero nessuno e non avevo niente, ero solo un orfano ignorante e abbandonato ma nel suo oratorio ho ricevuto affetto, educazione e la Parola… Oggi ho fede, speranza e condivido la carità che mi riempie le tasche da quando conobbi Padre Juan…. “.
In un collegamento telefonico nel programma radiofonico “Luci e ombre – Facendo la Patagonia (FM 106,5 di Conesa, tutti i venerdì), Josè ha fatto luce nei suoi ricordi: quando dormiva su una panchina di legno nella cappella del quartiere “Estacion”, nella parte alta di Patagones; mentre riparava il tetto di una nonnina; l’animazione dei carnevali, le biciclettate, i filmini che tanto piacevano ai bambini… quel giorno in cui, mentre giocavano all’aperto, si presentò dicendo: “Non andatevene, aspettatemi qua, vi porterò degli amici affinché vi cantino qualcosa… e apparve un gruppo musicale molto conosciuto allora in Argentina (“Los Fronterizos”. Una cosa da non credere! (E José perde la voce per l’emozione che ci condivide a cuore aperto…).
Il miracolo più stimato è senza dubbio quello della fede. Chi non l’avesse può avvicinarsi alla tomba di questo venerabile missionario qui a Conesa, nel cimitero, e pregare un Padre Nostro o un “padrejuan” con il cuore. Sicuramente sarà contagiato dalle voglie di seguire le sue orme, a volte con forze, a volte senza. Poiché la fede muove colline, scala pianure patagoniche, galoppa le distanze, canta la melodia dei venti del sud, attraversa valli e gole, si specchia nei laghi e sale per le bianche montagne, fino a Colui che compie miracoli incredibili e portentosi ma possibili… Padre Juan è uno di loro
Oggi, Padre Miracolo è la Patagonia
Si sente la sua voce che viene dal sud
Dalla fame, dal freddo, dalla pioggia
Porta via il dolore della gente, lo purifica nei torrenti,
Indiavolati e angelici, figli antichi o recenti del disgelo
Quel dolore tagliato dai boschi
Porta il legno per il fuoco…
I torrenti cambiano rotta, ma non si perdono…
Sanno solo di vita
E da soli che risorgono dall’inverno
Con presagi, implacabili, di eterna primavera
in accese estati
di un cuore che fu
e continua ad essere bambino
Antonio Pascual Marcattili (testimonial)