La vita missionaria di Padre Juan Bertolone è stata sempre dedicata ai più poveri. Come scriverà l’Ispettore Salesiano Juan Cantini dopo la sua morte, Padre Giovanni ha vissuto una povertà radicata nella sequela di Cristo e nell’ansia di salvare i poveri. Lo stato di povertà si manifestava in forme estreme, nello scarso nutrimento e nel riposo insufficiente accompagnate da condizioni economiche precarie. Padre Juan si privava anche del necessario per donare agli altri anche quel poco di cui disponeva.
Arrivando addirittura a cedere il suo letto per dormire su una sedia. Così lo ha ricordato una signora indigena: “Me lo ricordo in tonaca e con la bicicletta mentre si sforzava per arrivare in cima alla collina, nella zona alta di Carmen de Patagones, dove si trovano gli oratori e le baracche. Nobile, santo, non offese mai nessuno e sacrificò la sua vita per i più giovani e per i più poveri. I bambini delle baracche lo seguivano perché le sue tasche erano sempre piene di dolci che qualcuno gli regalava e che non teneva mai per sé. Era sempre pronto ad offrire un consiglio o un insegnamento al momento opportuno”.
E’ tuttora attivo a General Conesa il centro comunitario “Padre Juan” (nella foto), il miglior monumento dell’instancabile lotta del missionario salesiano chierese contro la povertà . Attualmente il centro, cresciuto progressivamente nel corso degli anni, offre servizi sanitari dai dipendenti dell’ospedale di Conesa, e ha il suo interno anche uno spazio specifico per delle attività comunitarie sviluppate dal Comune e dalle organizzazioni che lo utilizzano, come la Caritas e la scuola serale. Fondato nel 1987, a 11 anni di distanza dalla sua morte, il centro comunitario intitolato a Padre Juan è sicuramente stato il modo migliore per ricordare l’opera missionaria del salesiano in anni difficili per il territorio argentino ed in particolare per le popolazioni della provincia del Rio Negro.