Per quelli che si vantano di essere “prudenti” era una pietra di scandalo, per la sua ostinata fiducia nella Provvidenza, Lui era tutta carità. Della sua tasca voleva estrarre dei tozzi di pane che prendeva “per se” e che condivideva con qualcuno appena arrivato e affamato… Quei tozzi di pane che prendeva “per se” e che condivideva con qualcuno appena arrivato e affamato.. quei tozzi diventavano manicaretti. La stessa cosa con le scarpe, i vestiti, le coperte, i materassi….
Un giorno, mentre parlavo con don Antonio Barbalace (oggi un nonno che abita a Bahia Blanca in via Alvarado 700 con la sua moglie, i figli e i nipoti) ci raccontava quest’aneddoto: “Eravamo da soli, nell’ufficio che serviva un po’ a tutto: segreteria, biblioteca, confessionario, sala di conferenze, armadio e la sua stanza per dormire, con un piccolo letto, un tavolo, e una lampada nascosti dietro un lenzuolo che faceva da tenda. Si presentò un povero lavoratore da poco arrivato in Argentina e a Conesa. Era inverno. Rabbrividiva di freddo e fame: il suo stato era deploverevole… Non sono state necessarie delle parole. Don Antonio gli prepari qualcosa di caldo… arrivo. E’ andato all’armadietto; non era rimasto niente. Arrivo, arrivo… disse mentre spariva tra la “tenda” che divideva la stanza per dormire dal resto. Si metta questo nel frattempo, così si riscalda. Vedo se c’è qualcosa per i piedi… Don Barbalace guardò con la coda dell’occhio; don Juan si stava togliendo le scarpe che gli avevano regalato le sorelle il giorno prima (le suore della scuola Maria Ausiliatrice, che si trovava contigua alla casa salesiana e salotto-cappella costruito dai primi missionari del posto: Domingo “Patiru” Milanesio e Pedro Bonaccina, sulla via Cardinal Cagliero). Ma vide anche un’altra cosa: mentre il prete si slacciava le scarpe, gli si aprirono alcuni bottoni della tonaca e Don Antonio ci racconta: “allora vidi con i miei occhi che sotto la tonaca non aveva niente, né camicia né maglietta… Gliele aveva date all’uomo appena arrivato. Mi toccò profondamente; io ero ben coperto e sentivo freddo fino al midollo… era un inverno gelido…e quest’uomo di Dio si era tolto la sua maglietta”. Me lo ricordo come se fosse oggi…”.
Ma lei, Don Antonio, gli faceva notare questo, gli diceva di non esagerare? Gli chiesi. Rideva e con quegli occhi di bambino grande, mi diceva: “Antonio, Antonio, abbiamo fede, la Provvidenza provvederà, non ci lascerà da soli… Per caso si è dimenticata di noi altre volte? Mai, né prima né dopo… Abbiamo fiducia! Il cuore della Provvidenza è più grande e generoso di tutta questa bella valle di Conesa….
Questo Juan (come il Battista, precursore e irrequieto) Bertolone non deluse neppure gli abitanti delle fattorie e delle colonie. Anche se lontane, le famiglie erano visitate, ascoltate, accompagnate, curate… E la loro solitudine diventava meno solitudine e più solidarietà.
Ha avuto alcune difficoltà a inserirsi nel ritmo della comunità di Conesa; tuttavia, i suoi superiori dovevano fare dei richiami… “lei non sa mettersi dei limiti – gli scriveva D. Tohil – e molto facilmente fa più di quello che può fare. Il suo impegno nell’occuparsi di tutti mette a repentaglio la sua salute…”.